Report di Legambiente: chi sono le città italiane più virtuose

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Un 2021 difficile per molti capoluoghi di provincia italiani, che restano in forte affanno anche nella fase post pandemia. Pochi quelli che sono riusciti a fare la differenza puntando, davvero, sulla sostenibilità ambientale. Il report di Legambiente è realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo che tiene conto di 18 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. La classifica finale che ne esce fuori, con dati relativi al 2021, ne rappresenta la sintesi.

In Umbria. “Per quanto riguarda Perugia e Terni, al di là delle posizioni (19° per Perugia e 25° per Terni) che dipendono anche dalle performance delle altre città analizzate, c’è da sottolineare la crescita di Terni che, negli ultimi anni, è migliorata fino ad avvicinare la stessa Perugia, malgrado la pesante zavorra di una qualità dell’aria scadente e dovendo questo balzo in avanti agli ottimi risultati raggiunti nella gestione rifiuti urbani”, così Maurizio Zara, Presidente Legambiente Umbria, commenta le due città umbre analizzate.

“Da segnalare, in senso positivo, la menzione della città di Perugia nell’elenco delle buone pratiche grazie ai due progetti finanziati dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) con ben 30 milioni di euro per la riqualificazione di Ponte San Giovanni e che ha visto per una parte di uno dei due progetti anche la partecipazione dei cittadini e delle associazioni, al quale abbiamo anche preso parte anche noi di Legambiente”.

“Infine – conclude Zara – per entrambe le città umbre sarebbe necessario un cambio di passo netto e convinto, cercando di coprire l’ancora enorme gap con i primi della classe, a partire dalla mobilità, creando infrastrutture e servizi adeguati alle due ruote e alla pedonalità, come l’attivazione delle Bike Station, delle Strade scolastiche e la garanzia di percorsi dedicati e sicuri per di tragitti Casa-Lavoro e Casa-Scuola, in modo da ridurre l’elevato tasso di motorizzazione automobilistica che ci caratterizza”.

La classifica nazionale. A dare l’esempio è Bolzanola nuova regina green che dal sesto posto dello scorso anno conquista la vetta della classifica di Ecosistema Urbano 2022. Bolzano si lascia alle spalle Trento, che scende al secondo posto, Belluno che risale la graduatoria passando dall’ottavo al terzo posto, seguita da Reggio Emilia e Cosenza, unica città del sud a entrare anche quest’anno nella top ten della graduatoria. Chiudono la classifica Alessandria (103esima), Palermo (104esima) e Catania (105esima), che da tempo non riescono a invertire la tendenza e a risalire la classifica. Nel complesso le metropoli confermano più o meno le performance della passata edizione con qualche oscillazione di classifica in positivo, risalgono ad esempio per Venezia (che 13esima) e Torino (65esima). Oscillazione in negativo, ad esempio, per Genova che scende al 53esimo posto, per Firenze (che slitta al 43esima posto) e Milano (38esima perdendo 8 posizioni). Roma (88esima), invece, non ha risposto quasi per nulla alle domande del questionario Legambiente.

Oltre alla classifica sulle performance ambientali, Ecosistema Urbano fa anche un punto generale sul trend che emerge. Nel 2021, in quello che doveva essere l’anno della lenta ripresa post COVID-19 e della messa in campo di interventi concreti, i capoluoghi di provincia confermano la tendenza di stallo degli anni precedenti. Poco propensi a migliorare le proprie performance ambientali, sono paralizzati da alcune emergenze urbane ormai croniche. Più smog con i valori di picco che tornano lentamente a crescere nelle aree urbane storicamente afflitte da mal’aria. Un parco auto che resta tra i più alti d’Europa, pochi miglioramenti sul fronte del trasporto pubblico. Torna a salire la produzione dei rifiuti prodotti – il valore medio arriva a 526 kg pro capite, quasi ai livelli pre-pandemia (erano 514 kg pro capite nel 2020 e, appunto, 530 nel 2019) – nonostante la raccolta differenziata stia migliorando scavalcando la soglia media del 60%. Piccoli segni positivi arrivano, invece, dalla crescita della ciclabilità (km di piste e infrastrutturazione) e dalla diffusione del solare (termico o fotovoltaico) installato su edifici pubblici il cui valore medio, tocca i 5,41 kW/1.000 abitanti. Per quanto riguarda le perdite idriche, rimangono all’incirca costanti le città dove più del 30% dell’acqua viene dispersa (passando da 53 del 2020 a 52 nel 2021), mentre il valore medio dell’acqua che viene dispersa si conferma al 36,0%. Nel 2021 sono sei le città virtuose (erano 5 nel 2020) che riescono a contenere le perdite entro il 15% (Livorno, Macerata, Mantova, Milano, Pavia e Pordenone).

Il report Ecosistema Urbano 2022, presentato il 7 novembre a Roma, la cui registrazione è disponibile sui siti di Nuova Ecologia e Sole 24 ORE, sul canale YouTube e sulla pagina LinkedIn di Legambiente, è consultabile anche sulla piattaforma interattiva del Sole 24 ore e sul webgis di Legambiente. Nel corso dell’evento sono state anche presentate le Best Practices di Ecosistema Urbano 2022, che hanno come partner Iterchimica ed Ecomondo.

Buone pratiche: Quest’anno sono in tutto 16 le buone pratiche premiate da Ecosistema Urbano. Parole d’ordine mobilità sostenibile, verde urbano e percorsi partecipati. Si va ad esempio dalla rete ciclabile strategica di Agrigento, finanziata dalla Regione Sicilia con oltre 3 milioni di euro, che permetterà a turisti e agrigentini di muoversi in modo sostenibile e sicuro nel centro urbano; alla pista ciclabile sostenibile di Genova che dal centro punta alle spiagge del levante, per arrivare la rete interconnessa di Lecce ispirata alla bicipolitana di Pesaro. Da Prato dove si sta coltivando la prima “giungla urbana”, attraverso il progetto Prato Urban Jungle che riqualificherà aree marginali trasformandole in spazi ad alta densità di verde agli esempi di riconversione sostenibile di spazi pubblici degradati o non fruibili in sicurezza dai cittadini: dal Parco delle Cave di Brescia, 900 ettari di area naturalistica riqualificata dal Comune attraverso percorsi partecipati al recupero di alcune aree periferiche ex-industriali di Perugia.

“Dalla fotografia di Ecosistema Urbano 2022 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non vediamo quel cambio di passo repentino che impone l’emergenza energetica, ambientale e sociale. In tutte le città serve velocizzare gli interventi, diffondere gli impianti fotovoltaici sui tetti e le comunità energetiche rinnovabili, riqualificare gli edifici, promuovere l’elettrificazione del trasporto pubblico e privato,  completare fognature e depuratori, realizzare gli impianti dell’economia circolare, a partire da quelli di digestione anaerobica e compostaggio per produrre biometano e compost di qualità, di riciclo chimico delle plastiche miste e quelli per recuperare le terre rare dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Queste sono le sfide che attendono il nuovo governo. La transizione ecologica dei capoluoghi italiani dipende dalle scelte dei Comuni ma soprattutto da quelle che verranno fatte a livello nazionale dall’esecutivo. Da parte nostra ci auguriamo di non perdere tempo a discutere di progetti inutili come il Ponte sullo Stretto Messina, ma daremo il nostro contributo per dare concretezza alle opere pubbliche e agli impianti per la transizione ecologica che serve al Paese”.

“Le città – spiega Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano – devono essere protagoniste di una nuova ripartenza capace di ripensare l’organizzazione, la forma e le funzioni dei quartieri, il modo con cui le persone si muovono nei centri urbani, garantendo insediamenti multifunzionali e inclusivi. C’è urgenza e necessità di città ben pianificate, che combinino spazi residenziali, commerciali, spazi pubblici e alloggi a prezzi accessibili, per un maggior benessere delle comunità. Le aree urbane che riescono a garantire salute, alloggi e sicurezza ai gruppi più fragili, possono contribuire al new normal, affrontando la povertà e le disuguaglianze, ricostruendo un’economia urbana, rendendo più chiare legislazione urbana e governance”.

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