A Roma Territori DiVini, l’evento enosolidale per i “vini della pace”

territori divini

Fra i numerosi eventi dedicati al vino che si snodano in tutta Italia, ce n’è uno che spicca per la sua particolarità. Si chiama Territori diVini, è giunta alla venticinquesima edizione e si terrà il prossimo sabato 16 dicembre a Roma, presso il Chiostro San Tarcisio, all’interno del Parco delle Catacombe di San Callisto. Qui, dalle 11.30 alle 16.30, prenderà vita una grande degustazione enosolidale, organizzata dal VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, agenzia educativa ed ente di cooperazione internazionale. Sui banchi d’assaggio i vini palestinesi della cantina salesiana Cremisan di Betlemme, detti ‘vini della pace’ in quanto frutto dell’attività di cristiani e musulmani che lavorano insieme. Ci saranno anche i prodotti di prestigiose cantine italiane che, per l’occasione, hanno donato le loro etichette in beneficenza .

L’obiettivo dell’iniziativa Territori DiVini è sostenere e far conoscere questa cantina, che prende il nome dalla collina in Terra Santa in cui i Salesiani, nel 1896, avviarono un progetto sociale di coltivazione di viti e produzione di vini. Supportando, così, un po’ tutte le opere salesiane nella regione mediorientale, soprattutto il centro di formazione professionale di Betlemme.

Nel corso dell’evento sarà possibile degustare quattro vini di Cremisan (i bianchi Hamdani Jandali e Dabouki, il rosso Baladi e il rosato Rosè). Saranno anche allestiti tre Banchi Speciali: Banco dell’Eccellenza, Banco Piemonte e Banco dell’Olio Guida ExtraVoglio e sarà presente un Mercatino di regali solidali (panettoni Bonifanti, Olio del Principe, miele, marmellate, artigianato artistico della Palestina e dell’Etiopia, e così via). Nel corso della serata sarà anche possibile richiedere piatti di accompagnamento alla degustazione.

Partecipando a Territori DiVini (info: Luca Cristaldi – l.cristaldi@volint.it – 06516291) si sosterranno le attività che il VIS porta avanti nel mondo a favore di bambine, bambini e giovani in condizioni di povertà e vulnerabilità. Le cantine aderenti sono: Adriano, Alessandria Gianfranco, Ascheri, Baglio del Cristo di Campobello, Barone Pizzini, Bolmida Silvano, Castello Banfi, Colle Massari, Colombo, Conterno Fantino, Cremisan, Elena Fucci, Fattoria Mantellassi, La Guardiense, La Piotta, La Source, Lis Neris, Lunelli, Maccagno Livio, Masciarelli, Mauro Molino, Mesa, Moncaro, Montagner, Morgante, Nino Negri, Pelassa Daniele, Podere Forte, San Patrignano, Sartirano Figli, Tenuta San Mauro, Terre del Barolo, Terre de la Custodia, Tramin, Umani-Ronchi, Valle Isarco, Venica & Venica, Villa Sandi.

La cantina Cremisan, il cui nome deriva da “Kerem Zan”, “Vigna delle uve Zan”, una varietà di uva locale, è guidata attualmente dal veneziano don Pietro Bianchi e diretta dal giovane enologo Fadi Batarseh con con la consulenza offerta da Riccardo Cotarella. E’ una sorta di avamposto cattolico in Israele, tra Betlemme e Gerusalemme. Si tratta di paesi palestinesi con giurisdizione israeliana, dove i salesiani hanno trovato il modo di andare oltre le divisioni politiche e religiose: hanno costruito una grande cantina e hanno assunto operai musulmani e cristiani che lavorano fianco a fianco. Ne è nata un’esperienza in cui il vino diventa mediatore di dialogo e di pace tra popoli storicamente in conflitto, e che ora più che mai, di fronte alla guerra tra Hamas ed Israele, acquista un forte significato simbolico .

I vigneti si trovano a una altitudine che va dai 700 ai mille metri circa, in terrazzamenti dove si coltivano anche olivi, anche antichi. Il convento da cui nasce la cantina risale al 1885. All’esterno ci sono guardie armate, ma all’interno è un’oasi verde di pace, un luogo di convivenza pacifica, anche se sono state adottate necessarie misure di sicurezza. La produzione di vino iniziò nel 1863 grazie a don Antonio Belloni, missionario ligure che voleva aiutare i ragazzi orfani della valle. La prima cantina fu costruita nelle grotte naturali, poi venne edificato il convento e in seguito l’edificio che ospita botti e barriques. Nel 2013 è stata rinnovata, anche grazie alle donazioni di un trattore Fiat, di un frantoio regalato dall’ex sindaco di Orvieto Stefano Cimicchi, e di un un distillatore piemontese con il quale si ricava un brandy invecchiato 35 anni. La produzione ammonta a 170mila bottiglie, con l’obiettivo di raggiungere le 300mila. E’ in realizzazione, inoltre, anche una birreria.

Mentre in Israele i produttori hanno scelto più che mai i vitigni internazionali, dal Cabernet franc al Sauvignon, Cremisan ha puntato soprattutto su due autoctoni, il bianco Dabouki che regala sentori di ginestra e somiglia al siciliano Catarratto; e il rosso Baladi, dai toni agrumati e speziati, ricordando un po’ l’Aglianico, il grande vino del Sud. La gamma produttiva si chiama ‘Star of Bethlehm’, stella di Betlemme o cometa, e ha l’ambizione di essere competitiva sul mercato non per motivi religiosi o umanitari, ma per la sua elevata qualità.

Maria Vittoria Grotteschi

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