Signorelli: l’affresco perduto sulla Torre Civica di Città di Castello

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Dal 26 dicembre al 5 gennaio sarà proiettata sulla torre civica di Città di Castello una ricostruzione dell’Affresco Perduto che Luca Signorelli realizzò nel 1474, la sua prima opera a Città di Castello, fortemente danneggiata dal terremoto del 1789. Non ne esistono copie, forse una non confermata nella Chiesa di Micciano ad Anghiari. Sappiamo che rappresentava la Vergine con il bambino e due santi, San Girolamo e quel San Paolo, di cui si conserva un frammento in Pinacoteca.
“L’affresco perduto” di Signorelli sarà riprodotto da una installazione video di Fabio Galeotti, non nuovo a tali contaminazioni tra arte rinascimentale e tecniche digitali di valorizzazione e riproduzione artistica, a cura del critico Lorenzo Fiorucci, con la collaborazione di Silvia Palazzi per la parte storica, l’interpretazione di Fabio Bruschi, Cristiano Francioni, Rebecca Giovagnoli, Riccardo Sensi, le scenografia di Genella Falleri, i costumi di Gina Locchi, il trucco e parrucco di Martina Panini. L’inaugurazione de “L’Affresco perduto” è prevista martedì 26 dicembre 2023 alle ore 18.30 in Piazza Gabriotti.
 “L’anno Signorelliano si avvia a conclusione con un evento che realizza il dialogo tra Rinascimento e Contemporaneità, che è la cifra del nostro patrimonio artistico ed anche un binomio di grande fascino perché chiama tutti ad un surplus di riflessione, di creatività” dichiara l’assessore alla Cultura Michela Botteghi “Su questo raccogliamo la sfida più volte lanciata dal presidente della Fondazione Burri Bruno Corà: se l’arte è sempre arte contemporanea, le tecniche digitali possono essere impiegate al servizio della ricerca storica e scientifica per una ricostruzione possibile dell’Affresco perduto, un omaggio a Signorelli nell’Anno del Cinquecentenario in una forma di immediata fruibilità per tutti. La video installazione “L’affresco perduto” accompagnerà le festività natalizie dei tifernati contemporanei, come per circa tre secoli fece l’affresco che Signorelli realizzò sulla torre. Ringrazio Fabio Galeotti, che si è cimentato con grande generosità e professionalità in questa impresa, il critico Lorenzo Fiorucci che ha curato il progetto per avere accettato la sfida di dare concretezza al binomio “Rinascimento e contemporaneità” in un evento pensato per tutti”.  Non esistono copie dell’affresco, dalle fonti sappiamo che rappresentava la Vergine con il Bambino tra san Girolamo e San Paolo, unica figura di cui si conserva in Pinacoteca un frammento originario. “L’abbiamo chiamato Epifania, apparizione, pittorica” spiega il critico Lorenzo Fiorucci,  “perché il video artista Fabio Galeotti, proporrà la ricostruzione video/animata di quello che per molti studiosi è considerato il primo lavoro pubblico, realizzato a Città di Castello, dal pittore originario di Cortona. Un affresco che assume un significato politico nel cuore del Rinascimento quando 1474, la città, cinta d’assedio dal duca di Montefeltro, vede in fuga Niccolò Vitelli e la restaurazione del potere pontificio. Per celebrare il ritorno papale si decise dunque di affrescare sulla parete esterna della torre civica (detta del Vescovo), una Madonna con bambino e Santi Paolo e Girolamo, abbattendo la precedente pittura trecentesca che vedeva ritratti I ribelli della patria (1385). Le alterne vicende storiche, che videro di lì a breve il ritorno dei Vitelli in città e un lungo periodo di sostanziale convivenza con il potere pontificio, lasciò inalterato il dipinto fino a metà del XVIII secolo, quando la tettoia di copertura del dipinto fu danneggiata da un terremoto e non fu più ripristinata. Il dipinto giunse negli anni trenta del novecento in precarie condizioni conservative tant’è che fu predisposto un difficile distacco, che ha restituito pochi e quasi illeggibili frammenti della sola figura di San Paolo, anch’essa fortemente rimaneggiata dal restauro eseguito del pittore futurista Alessandro Bruschetti nel 1935. Galeotti, a seguito di una verifica sulle fonti documentarie e sugli ultimi studi pubblicati sul tema, cerca di ricostruire la scena in modo più fedele possibile, coinvolgendo attori reali in una animazione video di quello che doveva essere il dipinto in origine. Un lavoro filologico di ricostruzione e dettagliata cura dei volti, degli abiti, delle pose e degli oggetti presenti nell’affresco, innestando su questi elementi, la componente creativa che si manifesta nell’azione narrativa della scena. Un’azione che si svolge in modo rallentato, tipico del linguaggio adottato da Galeotti, ma che evoca anche la distanza che separa la realizzazione dell’affresco dal nostro tempo. Un tempo lungo dunque, che invita alla riflessione e che sembra contrastare con la frenesia contemporanea, ma che ci restituisce anche la fragilità del patrimonio culturale e con esso quello dell’identità umana e della sua memoria. L’artista, con questa operazione, non solo ci restituisce una visione ipotetica, ma realistica di un’opera perduta, ma cerca anche di attualizzare l’arte del passato, annullando le distanze linguistiche attraverso un montaggio scenografico dove storia e tecnologia si unisco al fine di coinvolgere lo spettatore in una nuova visione dell’arte, dove il presente rigenera il passato alimentando la memoria di un luogo identitario per l’intera comunità”.

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