Quasi vent’anni fa se ne andava Giorgio Gaber lasciando un vuoto incolmabile nel mondo musicale e teatrale italiano, già da tempo avviato sul binario morto del conformismo artistico. La poetica di Gaber, inizialmente confinata entro le rigide regole della tv degli anni ‘60 e ‘70, poi sempre più libera e prorompente, è stata un faro per diverse generazioni in Italia. I suoi monologhi e le sue canzoni si sono distinti per un carattere unico e irripetibile. E se Gaber oggi tornasse fra noi? Avrebbe la libertà di allora o sarebbe imbrigliato nelle maglie del conformismo culturale, ricevendo post e cinguettii con accuse di intolleranza, razzismo e (addirittura) fascismo?
Il profeta scorretto: a Carsulae teatro si ricorda Giorgio Gaber

Quasi vent’anni fa se ne andava Giorgio Gaber lasciando un vuoto incolmabile nel mondo musicale e teatrale italiano, già da tempo avviato sul binario morto del conformismo artistico. La poetica di Gaber, inizialmente confinata entro le rigide regole della tv degli anni ‘60 e ‘70, poi sempre più libera e prorompente, è stata un faro per diverse generazioni in Italia. I suoi monologhi e le sue canzoni si sono distinti per un carattere unico e irripetibile. E se Gaber oggi tornasse fra noi? Avrebbe la libertà di allora o sarebbe imbrigliato nelle maglie del conformismo culturale, ricevendo post e cinguettii con accuse di intolleranza, razzismo e (addirittura) fascismo?