Libri. Buon Appennino. La cultura del cibo nell’Italia interna

buon appennino

Rubbettino pubblica il volumetto “Buon Appennino. La cultura del cibo nell’Italia interna”. Tra ricette e ricordi una cavalcata nelle radici profonde del nostro presente.

 

E’ un piccolo scrigno di tesori semplici ed antichi il volume “Buon Appennino, La cultura del cibo nell’Italia interna” edito da Rubettino in brossura con bandelle, che annovera il contributo di una serie di autori ovvero: Mario Baudino, Benedetta Centovalli, Guido Conti, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Giorgio Nisini, Onofrio Pagone, Ro9mana Petri, Antonio Riccardi, Mimmo Sammartino, Vito Teti.

Ogni autore, con le proprie sensibilità e competenze, o attraverso i propri ricordi, contribuisce a creare uno splendido puzzle culturale che attraversa la spina dorsale d’Italia, e al lettore non rimane che abbandonarsi alle suggestioni di un tempo che fu, quando il cibo rivestiva un ruolo religioso, oltre che antropologico, in ogni nucleo sociale. Dalla famiglia, custode di usi e costumi ora portati via dalla fretta, dalla modernità, dall’omologazione e del pragmatismo della nostra vita algoritmica, ai gruppi culturali omogenei nei quali ogni singolo si riconosceva e riconosceva il proprio ruolo nell’ambito della società di appartenenza.

Analizzate dal punto di vista antropologico, storico e religioso ma anche frutto di struggenti ricordi di un’epoca ormai tramontata per sempre con i suoi sapori a cui rimaniamo aggrappati disperatamente attraverso le ricette originali, le pietanze, ricche di carni o povere di cereali e verdure, affondano le loro lunghissime radici nella notte dei tempi, persino nella cultura della Roma classica o della Magna Grecia; chi ha avuto la fortuna, come me, di vivere gli ultimi brandelli di un’epoca ancora non invasa dai fast food e dal sushi, riesce ancora ad evocare, tra i ricordi più cari, atmosfere, odori e sapori di un tempo nel quale le donne lavoravano duramente per soddisfare le esigenze di nutrizione della famiglia, alzandosi di notte, ad esempio, per impastare il pane e cuocerlo nel forno a legna o allevando e poi macellando le carni dei piccoli animali che razzolavano nell’aia; per non parlare della “cerimonia” dell’uccisione del maiale, di cui si narra anche nel libro, una vera e propria festa che ora urta la nostra sensibilità animalista.

Dall’Emilia alla Puglia, questo libro è un magnifico viaggio dove ognuno di noi può ritrovare un pezzetto della propria identità, almeno un mattoncino di ciò che eravamo e che, fortunatamente, siamo ancora.

Benedetta Tintillini

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