Fine del lockdown. Tornano comportamenti negativi dell’umanità?

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Il 18 maggio anche l’Umbria ha riaperto. Ha avuto termine il lockdown con dati incoraggianti: 1.272 persone guarite e 81 in via di guarigione. Non sono cresciuti i decessi che si sono fermati a 74 vittime, da non dimenticare. L’Umbria è una delle regioni virtuose e fortunate.

Forse è il momento per qualche riflessione sui numeri. Le timide riaperture del 4 maggio non hanno avuto conseguenze visto che la curva epidemica continua a migliorare anche dopo 14 giorni (periodo di incubazione). Ma la vera riapertura, quasi totale, è stata quella del 18 maggio, pertanto sarà prudente attendere i 14 giorni di incubazione da tale data, ovvero il primo giugno, per avere la conferma che il virus non è più presente in Regione e, speriamo, nel resto del paese.

Il rischio che i contagi possano tornare a crescere è reale, ma ciò avverrà solo se dimenticheremo le tre regole che accompagnano la nostra vita da oltre due mesi: lavare spesso e in modo accurato le mani, usare guanti e mascherine, rispettare la distanza di almeno un metro dalle altre persone, conviventi a parte.

Il vero tema in Umbria, come in tutta Italia, è quello dei positivi asintomatici, che potrebbero essere molti. Resi “inoffensivi” finora dal lockdown, essi potrebbero tornare loro malgrado a contagiare dopo la riapertura generale. Ecco perché è molto oculata la decisione della Regione Umbria di aderire al programma del Ministero della Salute, della Croce Rossa e dell’Istat di effettuare uno screening, che vedrà coinvolti 39 comuni e 5.275 cittadini umbri, per individuare i “portatori sani”, come si diceva una volta, ovvero le persone che sono contagiate ma non denunciano alcun sintomo caratteristico del Covid 19.

Lunedì 18 maggio siamo tornati in parte alla nostra vita, anche se con l’ansia di veder riapparire lo spettro del lockdown, se i contagi dovessero ricominciare a crescere in modo sensibile, come il governo si è riservato di decidere. Molti sono tornati a lavoro. Sono riapparse le auto e le file nelle nostre città. Possiamo finalmente gustare al bar un buon caffè, anche se la vita sociale è ancora opportunamente limitata.

Sarebbe un vero dolore, accanto al giusto anelito di libertà individuali, veder tornare le vecchie abitudini malsane dell’umanità, come l’inquinamento e l’istinto di sopraffazione. Molti sono convinti che la gente in questo periodo di emergenza sia migliorata, pensiamo alle molteplici iniziative di solidarietà e al vivere “distanti ma uniti” che si è sviluppato negli ultimi mesi sui balconi delle nostre città. Altri, più sfiduciati, ritengono che l’uomo sia diventato più egoista. Proviamo a leggere qualche segno intorno a noi, anche se è presto per ragionare sui comportamenti personali.

Il lockdown, come sappiamo, aveva avuto degli effetti positivi sull’ambiente e sulla natura. Ma dopo le parziali riaperture del 4 maggio, ad esempio, sono subito ripresi furtivamente gli sversamenti illegali nei fiumi italiani. E’ il caso del Sarno in Campania. Ma è successo anche in mare, dove sono tante le mascherine e i guanti raccolti davanti al porto di Ancona; o per fare ancora qualche esempio negli oceani, dove lo smaltimento inappropriato delle mascherine, indossate ormai praticamente da tutti durante quest’emergenza sanitaria, sta portando a nuovi concreti rischi d’inquinamento marino, un problema già abbastanza serio vista la mole dei rifiuti in plastica che finiscono in mare ogni anno.

I giornali raccontano infatti che, durante un viaggio esplorativo, un’organizzazione ambientalista per la conservazione marina ha trovato cumuli di mascherine depositate su una spiaggia incontaminata delle isole Soko (Hong Kong). Da qui l’allarme: se non correttamente smaltiti, questi strumenti finiranno per avere un pesante impatto ambientale. E ancora, mascherine e guanti si trovano in terra nei pressi dei supermercati un po’ in tutta Italia, come le cronache dei giornali e della tv stanno documentando in questi ultimi giorni.

E’ finito l’incantesimo? Dov’è il pianeta che era tornato a respirare perfino sulle zone più industrializzate? dove sono gli animali che passeggiavano indisturbati nelle nostre città? Proviamo, cara umanità, a non tornare del tutto indietro. Proviamo a far crescere il rispetto per l’ambiente e per gli altri. Proviamo a non dimenticare, pur nell’ansia di tornare a vivere normalmente, i probabili legami tra la pandemia e l’inquinamento del pianeta.

Giuseppe Manzo

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