La firma di Raffaello sul gonfalone del Corpus Domini di Gubbio

raphael

Un giovanissimo Raffaello, ancora a bottega dal padre, collaborò alla realizzazione del Gonfalone del Corpus Domini di Gubbio, commissionato dall’omonima confraternita a Giovanni Santi.

Questo è quanto emerso dall’ultimo restauro al quale è stata sottoposta l’opera, purtroppo significativamente e irrimediabilmente danneggiata, ora esposta nella splendida chiesa di Santa Maria dei Laici (detta “dei Bianchi”) a Gubbio.

Il gonfalone si è rivelato tale (prima si credeva fosse un quadro) solo al momento del suo restauro nel 2001: la faccia nascosta del gonfalone, la più danneggiata a causa di una foderatura alla quale era stata sottoposta forse proprio per le sue già compromesse condizioni, è stata quella che ha destato il maggior interesse da parte dei restauratori e degli addetti ai lavori.

L’iconografia si ripete, seppur con alcune differenze, su entrambi i lati: il Cristo in piedi, benedicente, sorregge la croce mentre ai suoi lati sono raffigurati San Francesco e Sant’Ubaldo, patrono della città, nell’atto di raccogliere in un calice il sangue che sgorga dal costato di Cristo; tre angeli sorreggono un drappo che fa da sfondo alla figura di nostro Signore ai cui lati si scorgono brani di paesaggio.

Nonostante, appunto, l’iconografia sia la stessa, nel lato finora ignoto dell’opera si è riconosciuto un livello pittorico maggiore ed un monogramma che si ripete molte volte, a mo’ di decoro, sul piviale di Sant’Ubaldo.

Tale monogramma, dove si riconoscono le lettere RAPH V (Raphael Urbinas), conferma la presenza di Raffaello nell’esecuzione dell’opera, tesi supportata anche da altri indizi quali l’uso del colore, simile ad altre opere da lui realizzate come la rappresentazione dell’angelo di destra, oltre ad altre finezze stilistiche che richiamano il gusto fiammingo per la resa dei particolari propri delle opere di artisti a lui vicini quali il concittadino Timoteo Viti. Nel volto adolescenziale di un angelo si è poi voluto riconoscere il ritratto di Raffaello giovanetto.

Ricordiamo che Gubbio faceva parte del ducato di Montefeltro, la cui capitale era Urbino, città natale di Raffaello e dove il padre aveva la sua bottega. Tra l’altro, una confraternita del Corpus Domini era presente anche ad Urbino (forse legata a quella eugubina) della quale Giovanni Santi fu per anni il priore.

Il gonfalone del Corpus Domini è stato realizzato su una leggera tela di lino e, probabilmente, subì gravi danni già in epoca antica, tanto che fu ampiamente ridipinto e poi ne fu ricoperto il lato più danneggiato.

Durante il restauro sono state pazientemente asportate le ridipinture e lo sporco fino a raggiungere lo strato pittorico originale che ci ha restituito, seppur in modo parziale, un altro tassello sulla storia e la produzione dell’incomparabile pittore urbinate.

Benedetta Tintillini

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