Turandot: l’opera di Puccini sul palco del Morlacchi di Perugia

turandot

E’ andata in scena, lunedì 18 e martedì 19 al Teatro Morlacchi di Perugia per la 77° esima stagione Lirica del Teatro Sperimentale di Spoleto “Turandot”, celebre opera di Giacomo Puccini, con il finale di Luciano Berio.

La storia di questa gelida principessa Turandot è ambientata in una Pechino fiabesca. Lei, figlia dell’imperatore, ferma nella sua scelta di non volersi sposare, si cela dietro tre enigmi impossibili, e solo il pretendente di sangue reale che riuscirà a svelarli tutti potrà averla in sposa, chi sbaglia sarà decapitato.

Questa la triste sorte del principe di Persia con cui ha inizio la storia, ultimo degli sfortunati pretendenti della glaciale Turandot.

Il popolo corre in piazza per assistere all’esecuzione chiedendo a Turandot di graziare il giovane principe, tra la folla il giovane Calaf, principe Tartaro e la sua schiava Liù.

Per Calaf è un fulmine che penetra il suo cuore, la regale bellezza di Turandot gli dona il coraggio per affrontare la sfida, nonostante Liù ed i tre ministri Ping, Pong e Pang tentino in ogni modo di dissuaderlo.

Calaf riesce nell’impresa e, nonostante tutto, Turandot non vuole averlo in sposo… quindi è lui a proporre un’ulteriore sfida, chiedendo a Turandot di scoprire il suo nome… ed è qui che Turandot impone il “Nessun Dorma …” finché non si si riesce a scoprire il nome del principe straniero.

Timur e Liù vengono catturati e torturati per poter ottenere l’informazione, e Liù si uccide pur di non tradire il suo amato.

Nella solitudine dell’alba Turandot e Calaf si abbracciano all’amore e lui affida la sua vita alla principessa rivelando, finalmente, il suo nome, ma il ghiaccio che rendeva la principessa gelida agli occhi del mondo si scioglie e finalmente Turandot abbraccia… l’Amore!

Turandot, nella sua totale bellezza, rappresenta il capolavoro incompiuto di Puccini, che morì nel 1924 non “disegnando” mai il finale, in questa Turadont si è osato e si è sperimentato affidando la chiusura a Berio, come leggiamo nel libretto tra le note di direzione: ”… abbiamo scelto la versione elaborata da Luciano Berio perché ci sembra quella che si avvicina di più alle intenzioni espresse dall’autore, la più idonea a disegnare un finale per l’opera incompiuta che segna la fine dell’età dell’oro del melodramma.”

Ed è cosi che arriva un finale inatteso, condividendo appieno le note di regia: “Questo viaggio nelle parti oscure dell’opera Pucciniana e delle creature che la popolano ci prepara alla luminosità poetica delle pagine di Berio. Tutti i personaggi saranno a loro volta pezzi di questo mondo emotivo che vive e pulsa nella bambina / regina che è Turandot. E, come essa condanna sé stessa all’impossibilità, tutto il mondo umano che le ruota attorno è condannato all’impossibilità…

La Luce dell’alba evocata nella partitura di Berio designa un universo simbolico di futuro, di emersione di un’umanità rigenerata ma che ha toccato il fondo del baratro ed ha sognato, forse, ciò che sarebbe potuto accadere o ha rivisto ciò che è accaduto quando impediamo al sentimento di amore di trionfare”.

Sonia Lustrino

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